Segre: “L'odio si combatte solo con la pace”

"Io sono una donna di pace, lo sono stata sempre, tutta la vita. Purtroppo conosco l'odio, quindi per me è importante questa giornata dato che non facciamo altro che parlare di come si combatte l'odio e solo con la pace si combatte l'odio". La senatrice a vita Liliana Segre, nel giorno della Giornata internazionale per il contrasto ai discorsi d’odio, partecipa a una conferenza stampa con il presidente dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa (APCE),Theodoros Rousopoulos, e consegna una sua testimonianza.
“Non basta avere una famiglia, avere i nipoti e tanto amore per riuscire a dimenticare quel numero scritto sul braccio sinistro e tutto l’odio derivato da quel numero. Oggi si piangono i bambini di tutte le religioni”, dice Segre: “Io li ho visti i bambini come me che non potevano più frequentare la scuola per la colpa di essere nati. Era genocidio, ma altri non avevano capito e non volevano sentire”.
La senatrice Segre racconta poi la sofferenza che ha continuato a provare tornata dal campo di concentramento: “Non me la sentivo di andare a ballare come facevano le altre donne, andavo cinque minuti ma era più forte di me. Avevo di nuovo una cameretta e mi chiedevo perché ero viva, nessuno mi ascoltava, non si può descrivere il genocidio, e non si può pensare che finisce e si balla. Ecco, questo mi portava via la testa”, aggiunge tra la commozione di tutti.
Odio ce n’è e ancora. Il senatore Pd Francesco Verducci, vicepresidente della commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza, sottolinea che “i discorsi d'odio sono discorsi discriminatori che minano le nostre democrazie. C'è bisogno innanzitutto di dare forza alle nuove generazioni contrastando le diseguaglianze, dando emancipazione, opportunità. Saranno le nuove generazioni a dare forza alla democrazia e a sconfiggere questo veleno che la corrode, che sono i discorsi d'odio che oggi nel web senza regole dilagano e sono una minaccia reale”.
La Repubblica